“Poké Melodrama”: L’Esplorazione Musicale di Angelina Mango!
“Poké Melodrama”, il primo album di Angelina Mango, è un viaggio tra emozioni e sperimentazioni sonore che la cantante lucana ha intrapreso dopo le apparizioni a Sanremo e Eurovision.
Dopo il successo ottenuto nei vari talent show, Mango era chiamata a confermare il suo valore con un lavoro discografico completo.
E ci riesce, soprattutto nei brani autobiografici intensi e nelle tracce in cui balla sui traumi personali.
La svolta per Angelina Mango è arrivata circa quaranta secondi dopo la sua prima apparizione a Sanremo, quando ha intonato la parte melodica di “La noia”.
Quel canto esistenzial-pop alla Rosalía, che inizia con “muoio senza morire”, ha mostrato un potenziale diverso, più intenso. In molti passaggi di “Poké Melodrama”, la sua voce ha quella nota indocile e inurbana che la rende viva e reale, una qualità che molti cantanti pop italiani non possiedono.
“Poke Melodrama” non è perfetto, ma è un album-playlist adatto ai tempi moderni. Scritto da quasi 30 autori, compresa Mango, e confezionato da 11 produttori, il disco è eterogeneo e vario.
Mango stessa ha dichiarato: “Come un poké, mette assieme molti ingredienti, è eterogeneo, va in tutte le direzioni”, riflettendo la sua libertà creativa in studio.
Tra i momenti più intensi dell’album, spiccano le collaborazioni con Marco Mengoni nel duetto “Uguale a me” e con Bresh in una traccia che sembra registrata dal vivo in studio.
Tuttavia, alcune collaborazioni, come quelle con Dani Faiv e VillaBanks, risultano meno efficaci e tendono a normalizzare il talento di Angelina.
Una delle peculiarità di “Poké Melodrama” è la sua capacità di raccontare una storia di formazione ballabile e autobiografica. Angelina, cresciuta a Lagonegro in Basilicata, affronta temi personali e dolorosi come la perdita del padre a 13 anni e i casini tipici dell’adolescenza.
La sua voce, originale e intensa, resiste all’omologazione del pop italiano, mantenendo una nota di unicità.
In brani come “La noia”, “Melodrama” e “Crush”, emergono suoni che Angelina chiama “materici”, come il suono della catena di una moto su una padella o un pacco di pasta agitato.
Questa ricerca sonora, un mix di folk geo-delocalizzato e aspirazioni internazionali, conferisce all’album un carattere irrequieto e vitale.
La presenza del padre, Pino Mango, è un tema ricorrente nell’album. Angelina affronta la memoria del padre con canzoni come “La rondine” e “Edmund e Lucy”, in cui canta del tempo troppo poco passato con lui.
La sua versione di “La rondine” a Sanremo è stata uno dei momenti più intensi del festival.
Dietro l’estetica costruita con cura e la fama di massimo talento emergente del pop italiano, c’è la stranezza e l’unicità di Angelina Mango.
“Poké Melodrama” è il disco di una ventitreenne che non ha fretta di crescere, con una vitalità irrazionale che può allontanare alcuni ascoltatori ma che rappresenta la sua autenticità.
In un’epoca in cui il pop è anche questa “roba qua”, Angelina Mango si distingue per la sua capacità di mettere in mostra le proprie imperfezioni e fragilità.
La copertina dell’album, che mostra il suo aspetto, la sua bellezza e le sue imperfezioni, sottopone il suo modo spudorato di porsi al giudizio del pubblico. Angelina stessa afferma:
“Più non mi piaccio e più mi metto a ballare in culotte nei video. È una terapia d’urto. Mi piace che si veda tutto, anche l’imperfezione”.
“Poké Melodrama” è un passo importante per Angelina Mango, ma la vera sfida sarà partire dalle parti migliori di questo disco e continuare a esaltare la sua alterità con scelte musicali originali.
Non cedere al desiderio di essere come tutti è la chiave per mantenere la propria unicità in un panorama musicale sempre più omologato.